La versione di Zeman

Allievi CSI – Girone B - stagione 2016/2017

Allenatore: D’Amore Filippo
 
Vice Allenatori: Ferrari Lorenzo – Mangili Luca
 
Redona – Bergamo – 23 ottobre 2016 – Comunale Via Goisis – ore 10,00
 
 
Intro
 
Il mitico Zdeněk Zeman, detto il Boemo per via delle sue origini cecoslovacche (non è un refuso. Il Boemo è nato a Praga nel 1947 e allora c’era la Cecoslovacchia non, come oggi, la Repubblica Ceca e la Repubblica Slovacca), ha come credo calcistico e fideistico il 4-3-3 e una idea tutta sua del calcio che si può riassumere così, usando le sue stesse parole: “Si deve cercare di mantenere la passione dei tifosi e dare, cercare di giocare per i tifosi. Dare spettacolo. Io penso che non basta vincere 1 a 0 per essere felici e contenti se non si è dato niente alla gente. Penso che la gente debba tornare a casa contenta… Che ha visto qualche cosa. E si è divertita.”.
La versione di Zeman del gioco del calcio è quella applicata domenica 23 ottobre dagli Allievi CSI  di Ares Redona e Virescit, e chi ha assistito alla partita si è divertito davvero.
Perché la squadra viola, pazza e geniale come non mai, è stata capace di passare da una partita di anticalcio come quella della domenica precedente con la Villese a una partita bella, spumeggiante, ricca di capovolgimenti di fronte e di gol come quella con l’Ares Redona, degna avversaria e altrettanto brava a offrire un gioco osservante della versione del Boemo.
Ne è scaturita una partita vibrante, dove c’è stato tempo, un buon tempo, per la poesia.
Perché il grande scrittore Pier Paolo Pasolini in un suo bellissimo articolo su “Il Giorno” del 3 gennaio 1971 così scriveva: “Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici: si tratta dei momenti dei “goal”. Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica.”.
Una di queste folgorazioni va proprio raccontata.
Siamo al 22’ del secondo tempo.
Marras, centrocampista della Virescit, ha fatto il suo ingresso sul campo di gioco da un tempo pari a pochi secondi.
C’è una rimessa laterale e la palla arriva direttamente a Marras.
Il centrocampista è a venti/venticinque metri circa dalla porta, forse anzi la distanza potrebbe anche essere maggiore.
Marras si inventa la più bella delle sovversioni dei codici.
Nella sua testa in pochi secondi il flusso dei pensieri più o meno deve essere stato questo: “sono appena entrato, la gioco.. la tocco piano.. guardo dove piazzarla… no, tiro… anche se la distanza dalla porta è siderale, anche se mi prenderanno per matto ma chissenefrega… non se lo aspetta nessuno… e poi se non provi a tirare mica segni… tiro”.
E allora Alessandro Marras, in anno Domini MMXVI in die XXIII mensis Octobris, tira.
Con la impudente leggerezza dei quindici anni, da un punto del campo da dove sarebbe una pazzia tirare, quando nessuno si aspetterebbe un tiro, tira.
Un tiro potente e preciso al tempo stesso, il pallone che disegna una traiettoria armoniosa nell’aria, una leggera parabola discendente che si conclude nel sette della porta, mentre il portiere prova vanamente ad andare a prenderla, ma la fine della traiettoria è troppo alta per lui, partito oltretutto in ritardo, stupefatto da quel tiro così bello e impossibile.
Rubando le parole a Pasolini: gol ineluttabile, folgorante, stupefacente, irreversibile.
Applausi.
 
La cronaca
 
Di piovere ha smesso, ma il terreno, per quanto in sintetico, è rimasto intriso d’acqua quanto basta perché la palla schizzi via in velocità ogni volta che tocca terra, acquistando accelerazioni che la rendono spesso imprendibile per i giocatori e una specie di biscia impazzita difficile da ammaestrare per i portieri.
La temperatura è invece buona per essere una domenica di fine ottobre.
Calcio d’inizio.
È la Virescit che parte all’arrembaggio e per una dozzina di minuti detta legge e gioca un ottimo calcio, con manovre ad ampio respiro, alternanza intelligente di triangolazioni e lanci lunghi, buone interdizioni a centrocampo.
Insomma, una squadra che uno stenterebbe a credere sia la stessa che domenica scorsa contro la Villese, pur vincendo, abbia esibito quasi tutto il peggio dell’anticalcio.
Al 4′ triangolazione Ferrari Lorenzo – Tiraboschi – Cangiamila, tiro al volo di questo ultimo, bello ma alto, anche se non di molto.
All’8′ ci riprovano ancora loro: Ferrari Lorenzo per Tiraboschi il quale lancia Cangiamila verso la porta, l’arbitro fischia il fuorigioco e interrompe l’arrembante cavalcata di Cangiamila. Il fuorigioco in realtà non c’era, ma come sempre fuorigioco è quando arbitro fischia.
Un minuto dopo su un rilancio lungo Tiraboschi appoggia di testa per Cangiamila il quale entra in area ma viene anticipato dai difensori avversari.
Al 12’ è Maraglio che di testa serve Mamani, lancio per Cangiamila ma è troppo lungo.
A questo punto si fa viva anche l’Ares Redona e la partita si fa più equilibrata, con fraseggi ariosi, per quanto improduttivi, da entrambe le parti in fase di attacco e fasi di gioco a centrocampo fatte di buone geometrie e mai di confusione.
Si vede del bel calcio, anche se nessuna delle due squadre punge.
Al 20’ Tiraboschi serve Mamani il quale entra in area e va per le terre. Il giocatore viola invoca il penalty, ma di penalty sembrava non trattarsi e poi vale sempre la massima di zio Vujadin “rigore è quando arbitro fischia”.
Un minuto più tardi però la Virescit fa la frittata.
L’Ares si distende in contropiede, tutti i difensori della Virescit sono alti tranne Flores Cahavarria la cui posizione tiene in gioco il numero 9 del Redona: l’attaccante entra in area solo come soli si può essere in certi momenti della vita e con un diagonale imprendibile batte l’incolpevole Vinciguerra in uscita disperata quanto vana. 1 a 0 per l’Ares.
Al 27’ Flores Chavarria si accorge di essere troppo lento per il numero 9 del Redona, il quale gli va via ancora una volta per trovarsi nuovamente solo davanti a Vinciguerra: fortunatamente per i viola in questo caso la conclusione è molto alta e non impensierisce.
La Virescit però non ci sta e riprende a macinare gioco, mettendo alle corde il Redona.
Al 33’ Tiraboschi ci prova con un gran tiro dal limite dell’area, il portiere non trattiene, Mamani non riesce ad arrivare in tempo e viene anticipato.
Al 36’ bella punizione di Ferrari Francesco: il pallone finisce fuori di pochissimo, lambendo il palo esterno.
Su questa azione le due squadre vanno al riposo.
 
Inizia il secondo tempo ed è subito gol.
Al 1′ dopo Flores Chavarria anche Regonesi si accorge di essere troppo lento per il numero 9 del Redona: l’attaccante dell’Ares gli va via in velocità sulla fascia, entra in area solo soletto e mette alle spalle di un ancora incolpevole Vinciguerra.
2 a 0 per l’Ares, risultato pesante e bugiardo per la Virescit, partita che sembra difficile da raddrizzare.
Ma la Virescit ha orgoglio e talento e fa appello ad entrambi.
Il centrocampo viola inizia a costruire gioco e a interdire quello avversario, chiudendo gli sbocchi agli attaccanti redonesi.
La Virescit alza il baricentro e mette pressione agli avversari.
Così al 6’ riduce le distanze.
Tiraboschi serve Ferrari Francesco sulla fascia, Ferrari si beve due difensori in dribbling, si accentra e scocca un tiro in diagonale bello e preciso: 2 a 1, partita di nuovo in discussione.
Poi è solo Virescit che costruisce gioco in continuità pur senza riuscire a pungere, con una supremazia territoriale e di possesso palla continue che la fanno padrona del campo.
Solo la difesa viola, per vivacizzare la partita e renderla più interessante, a volte si prende pericolosi attimi di pausa.
Al 12’ su un corner del Redona la palla transita in tutta tranquillità davanti a tutto lo specchio della porta senza che nessun difensore della Virescit riesca a rinviarla, mentre gli attaccanti del Redona, forse perché troppo increduli, non riescono ad approfittarne.
Un minuto dopo la difesa viola si perde ancora una volta il numero 9 dell’Ares, ma l’attaccante redonese, solo davanti alla porta, spara alto, molto alto.
Per il resto è solo Virescit che costruisce ma non riesce mai a concretizzare il proprio gioco.
Fino al 22’.
Lì entra Marras ed è apoteosi, ve l’abbiamo già raccontato. 2 a 2.
Risultato giusto, che non cambia più fino alla fine, di una bella e divertente partita, disputata secondo la versione di Zeman del gioco del calcio.
Chapeau.
 
Vittorio Maraglio

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